Giotto. L'Italia, i Luoghi - A Napoli uno degli itinerari


L'Italia e Giotto, un legame unico sintetizzato in sei itinerari. Trentacinque  le tappe, che si snodano - in  Lombardia (Milano e San Giuliano Milanese); in Campania (Napoli e Teano); in Veneto (Padova); in Umbria (Assisi e Perugia); in Toscana (Firenze e Settignano); in Emilia (Bologna e Rimini) - per ripercorrere la carriera del pittore e architetto toscano.
 Un viaggio alla riscoperta dei luoghi del nostro Paese in cui ancora oggi è possibile percepire il segno dell’artista, l’evoluzione della sua pittura, l’influenza della sua creatività.
“Giotto, l’Italia. I luoghi” è il titolo del progetto che il  Ministero dei Beni Culturali ha realizzato nell'ambito di Expo 2015.  L'iniziativa si è unita  all'allestimento “Giotto, l’Italia’’ , visitabile nel Palazzo Reale di Milano fino al 10 gennaio 2016, per ricordare, far conoscere,  “la  straordinaria capacità che Giotto ha avuto, di esprimere la cultura del suo tempo e in certa misura di superarla, aprendola a nuove piste e nuovi orizzonti”.
A Napoli, in particolare, Giotto lavorò dal 1328 al 1333, chiamato dal re Roberto D'Angiò (non a caso era soprannominato "il saggio") per diventare pittore di corte.
Nella città partenopea,  purtroppo, oggi non resta quasi nulla del  grande lavoro, sia del maestro che dei collaboratori.  
Molti affreschi e opere furono infatti ricoperti o eliminati dal Cinquecento in poi, per assecondare i gusti dell'epoca. 
Nella sacralità dello spazio della Basilica di Santa Chiarail primo cantiere aperto da Giotto a Napoli nel 1328, è possibile ammirare alcuni frammenti pittorici nel coro delle clarisse.
Santa Chiara - facciata
Entrando nella Sala Maria Cristina si può godere della Crocifissione attribuita a Maestro Delle Vele, già attivo nella basilica inferiore di Assisi. 
Nell'ex refettorio dei frati, oggi oratorio delle monache, è inoltre raffigurata l'allegoria della Mensa del Signore del 1332, di Maestro Giovanni Barrile.
Cappella Palatina
Per la Cappella Palatina in Castel Nuovo, sempre nel 1329, re Roberto affidò a Giotto i lavori, che durarono fino al 1333. Attualmente restano soltanto tracce di piccole decorazioni attorno ai finestroni. 
Nella Chiesa dell'Incoronata l'impronta giottesca è rinvenibile nei colori di Roberto d'Oderisio sulle pitture dei "Sette sacramenti" e del "Trionfo della Religione". 
La Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia offre alla visione  del visitatore cicli di affreschi di ignota attribuzione che riprende spunti giotteschi con reminiscenze bizantine.
Per quanto riguarda la Cappella Brancaccio di San Domenico Maggiore si possono osservare le opere di Pietro Cavallini (antecedenti al 1312) e di Maestro di Giovanni Barrile e Montano d'Arezzo.
L'itinerario giottesco continua anche fuori Napoli, cioè nella chiesa di San Clemente a Teano, con  crocifisso di ispirazione giottesca, risalente al 1330. Anche questo di Maestro di Giovanni Barrile. 
Grazie ad ArtPlanner sarà  possibile  pianificare un percorso personalizzato, scegliendo i luoghi e le opere qui descritte. E' accessibile da PC e mobile e ottimizza le scelte in base agli spostamenti mostrando i risultati su una mappa interattiva con i punti georeferenziati. Durante la visita sarà possibile richiamare contenuti multimediali grazie a QR-code presenti vicino l'opera.

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