"Genesi" di Sebastiao Salgado al PAN

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Sebastiao Salgado
Se incontri Sebastiao Salgado, a colpirti immediatamente  sono  gli occhi. 
Con un'espressione assorta, vagamente malinconica, rimandano ad un tempo sospeso, ad un senso di attesa che - come afferma Salgado stesso - diventa parte del patrimonio genetico di chi vuol diventare fotografo. 
Saper aspettare  ne è  il requisito fondamentale.





A Napoli  per  "Genesi" -  in mostra al PAN dal 18 ottobre 2017 e fino al 28 gennaio 2018 - Salgado ha voluto incontrare, un giorno prima dell'apertura, i tanti appassionati nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino.
Sebastiao Salgado è certamente uno dei fotografi contemporanei più influenti dei nostri tempi, eppure si offre con pacatezza ai tanti colleghi e ai fan, che lo circondano al suo arrivo, tempestandolo di scatti.  
Finito il pacifico "assedio" inizia il racconto di una vita densa, impegnata, segnata dalla luce e dalle ombre colte fotografando un mondo tra bellezza e dolore, tra creazione e distruzione.
Salgado non è  fotografo da sempre; nato in Brasile, gli studi universitari di economia e statistica lo avviano ad una precisa carriera. 
Poi scopre l'Africa, il Sahel per la precisione vicino il deserto del Sahara, ed ecco la nuova prospettiva.  Con la compagna di una vita,  la moglie Lélia Wanick, con la quale condivide la passione e l'impegno sociale.
Nel corso di questi ultimi trent'anni Salgado traduce le vicende umane in immagini, rigorosamente in bianco e nero, dalla connotazione forte, in grado di innescare un'emozione partecipata. 
Non c'è alcuna tematica drammatica che non abbia sondato nei suoi reportage: i diritti dei lavoratori, la povertà e tutti gli effetti devastanti dell'economia di mercato sui paesi in via di sviluppo. 

Salgado Ffoto ruanda

Quando tocchi troppo da vicino l'orrore, accade però qualcosa. 
Salgado ricorda infatti come l'esperienza in Ruanda, devastato anche dalla violenza, lo abbia segnato al punto da non riuscire più a lavorare per diversi anni. Il dolore che aveva visto, era diventato il suo dolore trasformandosi in una vera e propria malattia.
Il tempo trascorso in Brasile, impiegato in una campagna di riforestazione del territorio, si è rivelato la giusta cura per recuperare la serenità e così  ritornare  a fotografare. 

genesi salgado foto

E con la ritrovata armonia interiore nasce "Genesi”, un imponente progetto fotografico, con l'ambizione sottesa di salvare il mondo da un destino catastrofico. Si tratta di un lavoro sviluppatosi in  otto anni di ricerca, tra montagne e deserti, territori  ancora non contaminati dall'uomo.

genesi salgado mostra pan

In Genesi  guarda Salgado alla realtà, ma il suo sguardo di osservatore attento mira  a sollecitare l'attenzione sulla salvaguardia del nostro pianeta. 
Il fotografo brasiliano non si concentra più solo sulla denuncia della sofferenza umana, ma anche sulla descrizione delle bellezze della natura. 

genesi salgado mostra pan


Come spiega Lélia Wanick Salgado, che ha curato il progetto: “Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. 
È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo. La prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie. 
Regioni troppo fredde o aride per tutto tranne che per le forme di vita più resistenti, aree che ospitano specie animali e antiche tribù la cui sopravvivenza si fonda proprio sull’isolamento. Fotografie, quelle di Genesi, che aspirano a rivelare tale incanto; un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere”. 

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