"Caravaggio Napoli", un incontro unico nella storia dell'Arte



"Caravaggio Napoli"  ... oppure "Napoli Caravaggio"?
L'interrogativo s'insinua accostando simili complessi  universi
E non  soltanto per il gusto  all'inversione dei fattori, ma è con la consapevolezza dell'esistenza di una valenza palindroma (da leggere nei due diversi sensi per ottenerne la stessa consistenza di significato) che tiene insieme "due anime" polimorfiche. 
La riflessione sul rapporto inestricabile  tra il grande artista lombardo e la terra di Partenope si sostanzia nella narrazione della mostra-eventocurata da Maria Cristina Terzaghi e da Sylvain Bellenger, iniziata ufficialmente ieri e già un successo di pubblico, che proseguirà fino al 14 luglio 2019 nelle due splendide sedi del Museo e Real Bosco di Capodimonte e del Pio Monte della Misericordia

In questa nuova esposizione di grande rigore scientifico, come sottolineato dai curatori, l'obiettivo è approfondire ancora di più la conoscenza del momento napoletano del Caravaggio dimostrando la straordinaria influenza del pittore sull'intera scuola napoletana del XVII secolo.
Un'occasione importante per tornare a parlare del pittore barocco,  di cui ancora c'è tanto da esplorare. Consideriamo infatti che, soltanto a partire dal XX ventesimo secolo, Caravaggio è stato riscattato dall'oblio in cui era caduto poco dopo la sua morte avvenuta nel primo decennio del Seicento. 

Magmatica Inquietudine: Caravaggio e Napoli

Se ci si riferisce a Michelangelo Merisi (in arte il Caravaggio), il pensiero corre immediato al genio, all'uomo che ha reso dramma la sua vita trasponendone l'intensità e le forti e violente contraddizioni in opere. 
Così è, se devi esprimerti su Napoli. E' facile infatti  rinvenire nel giudizio formulato sempre quell'ambivalenza: alle virtù ed ai pregi si contrappongono con altrettanta nettezza gli aspetti più ruvidi. 
Fuori dagli stereotipi, viene naturale associare la città  alla sua icona più famosa, il Vesuvio, che ne incarni i tratti, la perfetta sintesi dicotomica: fuoco,  acqua, sterminatore, creatore, fertilità, distruzione. 
Con queste premesse, era inevitabile che l'incontro tra  Caravaggio e Napoli risultasse magmatico. In questa terra di sole e cupezza, nel lontano 1606 (ottobre è la prima datazione accertata della presenza nella città partenopea) arriva Caravaggio, allora poco più che trentenne, ma già con un passato tempestoso. Non sapeva il giovane lombardo che vi avrebbe vissuto il capitolo finale della sua esistenza.
Una permanenza breve. In due diversi soggiorni.
Il primo, dopo la fuga da Roma sotto la minaccia della condanna a morte per l'omicidio di tal Ranuccio Tommasoni nel 1606, e poi nel 1609 per circa un anno, fino alla morte avvenuta a Porto Ercole nel viaggio di ritorno verso Roma nel luglio del 1610. 

Salomè con la testa del Battista - Caravaggio

Solo diciotto mesi, complessivamente. Intensi e fondamentali però per la sua vita e la sua produzione artistica. In questo arco di tempo sono una decina i dipinti attribuiti a CaravaggioLa drammaticità della produzione napoletana con la sua particolare tensione morale sembra avvicinarsi fortemente alla visione contemporanea del grande artista, aspetto che emerge nelle opere, provenienti da collezioni museali nazionali e internazionali, presentate nella mostra.

Immersione nell'Arte

Il progetto espositivo, realizzato dai curatori della mostra Terzaghi (tra i piu importanti studiosi del lombardo) e Bellenger (direttore di Capodimonte), evidenzia l'importanza dell'incontro con la città di Napoli, delle relazioni che Caravaggio intrecciò con il panorama artistico locale, segnando definitivamente il suo percorso. 


Silvain Bellenger
Come spiegato dagli organizzatori, l’intensa resa della passione e dell’istinto nei dipinti napoletani identifica oggi, più che in altri momenti, l’immagine e la personalità dell’artista lombardo.
Si è sottolineato il legame di Caravaggio con il territorio determinando n impatto incisivo sulla Scuola napoletana e nella costituzione della poetica del naturalismo partenopeo.

Capodimonte e Pio Monte della Misericordia

Ciò che rende interessante "Caravaggio Napoli" è il proporre un "esperimento"  composito sulle tracce del pittore lombardo, connettendo l'arte e i luoghi della città



Sono "due mostre in una" come sottolineato da Bellenger
A Capodimonte sono presenti sei opere del Merisi, provenienti da istituzioni italiane e internazionali, e 22 quadri di artisti 'napoletani.
Nell'allestimento spiccano sia quelli più giovani, come Battistello Caracciolo, che gli altri già attivi a Napoli, come Fabrizio SantafedeNon poterono restare immuni al realismo caravaggesco e tentarono di adeguarsi alla novità, creando opere inconfondibilmente suggestionate dal Caravaggio. 
Un influsso che toccò anche i colleghi della successiva generazione, quali Jusepe de Ribera o Massimo Stanzione.
Al Pio Monte della Misericordia è invece possibile ammirare la tela delle sette opere di misericordia, anello finale e ineludibile 'sulle tracce del Caravaggio

Il percorso espositivo: esperienza caravaggesca 

Il filo conduttore di  "Caravaggio Napoli" sembra essere rappresentato da una commistione di emozioni da sviscerare, da sondare. 

A Capodimonte inizia il viaggio.

Affascinato dal fasto della reggia borbonica, il visitatore è invitato a scendere nella sala Causa  con la trepidazione dantesca di conoscere l'inesplorato. 
All'improvviso si tocca il buio. L'ambientazione è infatti totalmente nera. Dall'oscurità fasci di luce fanno emergere le opere. Ci troviamo così a condividere l'"esperienza caravaggesca, perché drammatica " come l'ha definita lo stesso Bellenger.
E non c'è che dargli ragione. Come in una sorta di circolarità, hai l'impressione di ritrovarti nell'intrico dei vicoli di Napoli, dove il sole fa fatica a penetrare. 
Poi a tratti ne scorgi l'umanità inquieta che li popola.  Sono sensazioni che potrebbe aver vissuto anche il Merisi.
Del resto, quando Caravaggio decise di fermarsi a Napoli, abitò proprio nei Quartieri Spagnoli




Le sale sono organizzate sui temi dipinti da Caravaggio e che hanno influenzato la scuola napoletana
Il riscontro visivo tra le opere raccolte in Sala Causa permette riflessioni e chiarimenti immediati sul legame tra l’artista e la città ed è accompagnato da un
‘diario’, una dettagliata crono-biografia che riorganizza le conoscenze letterarie e documentarie (edite e inedite) del periodo.

La Flagellazione - Caravaggio
Gli squarci di luce invitano immediatamente a porre attenzione alla dialettica dell'arte tra "maestro e maestro"  e "maestro e seguaci" .
Il primo, potente dialogo in mostra è tra La Flagellazione, conservata a Capodimonte, che l’artista realizzò per la chiesa partenopea di San Domenico e l’eccezionale prestito della Flagellazione del Musée des Beaux-Arts di Rouen, assente da Napoli da 35 anni e in arrivo dopo un restauro che ha recuperato a nuova vita il capolavoro. 
Il raffronto si arricchisce dell’esposizione di una copia del dipinto di Rouen (che Mahon attribuiva in un primo momento al maestro con l’avvallo di Longhi), insieme ad alcuni quadri strettamente ispirati ad esse, quali la Flagellazione, restaurato per l’occasione, attribuito Fabrizio Santafede di Palazzo Abatellis, che riprende quella francese tutta d’un fiato: un vecchio maestro tardomanierista, che cambia, sedotto dalle novità del maestro lombardo; il Cristo alla colonna di Battistello Caracciolo (Museo di Capodimonte) e quello di Jusepe de Ribera (Complesso Monumentale dei Girolamini), entrambi derivanti dal quadro del Merisi.
A testimonianza della traccia profonda lasciata da Caravaggio nella pittura napoletana sono esposte inoltre a confronto con la Salomé di Caravaggio custodita a Londra (National Gallery) e quella di Madrid (Palacio Real), alcune grandi interpretazioni di Battistello Caracciolo (Museo de Bellas Artes, Siviglia) e di Massimo Stanzione (collezione privata) per la prima volta a Napoli.


Martirio di San Sebastiano -  Finson 

Relativamente all’influsso di Caravaggio sull’arte europea, il percorso propone opere mai esposte in Italia del pittore Louis Finson, quali il Martirio di San Sebastiano.
Conosciuto come l’autore delle copie della Maddalena in estasi, anch’esse presenti in mostra, Finson fu tra i primi amici seguaci e copisti di Caravaggio a Napoli.
Sono ora infatti più chiari i primi passi napoletani compiuti da Caravaggio nella sua bottega e in quella del fiammingo Abraham Vinck, che le fonti ricordano “amicissimo del Caravaggio”. 
I due lo accolsero appena giunto in città, fornendogli probabilmente anche gli strumenti con cui lavorare ed entrarono in possesso di opere del pittore che portarono ad Amsterdam, esportando così il linguaggio del Merisi nel cuore dell’Europa.
Accanto al Martirio di San Sebastiano di Finson, le tele di Battistello (Crocifissione), Stanzione (Martirio di Sant’Agata) e Hendrik De Somer (San Sebastiano) della collezione del Museo di Capodimonte, che indubbiamente ebbero come modello comune La Crocifissione di sant’Andrea di Caravaggio oggi a Cleveland.
La mostra costituisce, inoltre, l’occasione per ripercorrere l’attività dei più dotati caravaggeschi attivi a Napoli, quali Tanzio da Varallo che a Napoli trascorse un intero decennio in contemporanea a Caravaggio. 
Di questo dotatissimo artista sarà esposto un capolavoro in anteprima mondiale: il San Giovanni Battista di collezione privata, ispirato al San Giovanni Battista della collezione Borghese di Caravaggio a cui viene affiancato in mostra.
Martirio di Sant'Orsola - Caravaggio

Chiude l'esposizione, l’ultimo dipinto realizzato dal Merisi in città, il Martirio di Sant’Orsola, oggi a Napoli presso le Gallerie d’Italia a Palazzo Zevallos Stigliano, affiancata ad una interpretazione di Giovanni Bernardino Azzolino, autore di numerose repliche della tela caravaggesca di cui si espone a Capodimonte una delle più naturalistiche dalla Pinacoteca Nazionale di Siena. 

Alle tarde soluzioni della Sant’Orsola rimandano inoltre il Battesimo di Cristo di Caracciolo (Monumento Nazionale dei Girolamini, Napoli) e il Martirio di San Sebastiano di Filippo Vitale, di collezione privata, autore di cui in questi ultimi anni è stata ricostruita la fase giovanile.
Poco prima della Sant’Orsola Caravaggio aveva dipinto tre tele per la cappella Fenaroli in Sant’Anna dei Lombardi, oggi perdute. 
Una rara testimonianza visiva di una di esse è probabilmente il San Francesco di Carlo Sellitto pittore di origine lucana e giunto a Napoli nel primo decennio del Seicento, dove inizia a modellare in modo rapido e deciso il proprio linguaggio sulle novità introdotte da Caravaggio.


Sette Opere di Misericordia - Caravaggio


Il viaggio nel genio caravaggesco continua con l'altra tappa al Pio Monte della Misericordia ricostruendo così
 un percorso attraverso la città, dei luoghi che l'artista frequentò. 

Dopo le suggestioni delle atmosfere realizzate nella sala Causa, ad attendere il visitatore  è l'intrico del reale tra strade, vie e viuzze per arrivare al cuore pulsante di Napoli, nel centro storico.  
Il chiaro e lo scuro è quello di una terra dalla storia millenaria. 
A connettere nello spazio, e metaforicamente anche nel tempo, ci sono anche i bus messi a disposizione dal Comune e quelli del Citysightseeing che  da moderni corricoli  svolgeranno il servizio per tutta la durata della mostra. 

Nel Pio Monte della Misericordia si trova il capolavoro Sette opere di Misericordia realizzato per la cappella del complesso religioso nel 1607.
La grande pala (390 x 260 cm),  è riconosciuta tutt’oggi come una delle più significative rappresentazioni dei vicoli della città e dei suoi abitanti, e manifesta la potente e quasi antropologica connessione tra i dipinti di Caravaggio e l’indole napoletana.

Arte e Innovazione

Per la mostra, Google Arts & Culture collabora con il Museo e Real Bosco di Capodimonte per la ripresa ad altissima risoluzione dei tre dipinti Napoletani dell’artista attraverso la tecnologia Art Camera.
Art Camera è una fotocamera robotica creata appositamente per generare immagini di dipinti con la più alta risoluzione possibile. 
Le Sette Opere della Misericordiadalla collezione del Pio Monte della Misericordia, la Flagellazione di Cristo, dalla collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Martirio di Sant’Orsola, dalla Collezione Intesa SanPaolo Napoli, Gallerie d’Italia, Palazzo Zevallos Stigliano, sono adesso accessibili su Google Arts & Culture dagli utenti di tutto il mondo che possono
osservarle nei minimi dettagli.
Le immagini sono inoltre esplorabili dai visitatori attraverso schermi interattivi nel percorso di mostra.

Caravaggio Napoli è stata realizzata con il contributo della Regione Campania e in collaborazione con il Comune di Napoli e con il sostegno di Aereoporto Internazionale di Napoli.
Crédit Agricole Italia ha contribuito alla mostra con il restauro di 4 opere, proseguendo così la lunga tradizione di sostegno al mondo dell’arte, iniziato proprio con la mostra di Caravaggio a Roma nel 2010.






(di Milena Borsacchi)








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INFORMAZIONI
Museo e Real Bosco di Capodimonte
aperta tutti i giorni, dalle 8.30 alle 19.30
Pio Monte della Misericordia
lunedì - sabato, dalle 9 alle 18
domenica, dalle 9 alle 14.30

www.coopculture.it
dall’Italia: 848 800 288
dall’estero e da cellulare: + 39 06 399 67 050



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