Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale alla Certosa e Museo di San Martino



Fino al 29 settembre 2019 alla Certosa e Museo di San Martino è esposta la mostra Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale, curata da Anna Imponente, in collaborazione, per la parte storica, con Rita Pastorelli, organizzata dal Polo museale della Campania con Scabec (Società campana beni culturali) con il sostegno dell’Associazione Amici di Capodimonte e dell’Associazione Metamorfosi.

Come spiegato dagli organizzatori, la mostra raccoglie alcune delle suggestioni suscitate nel corso del tempo dalla paura ancestrale della presenza incombente del Vesuvio sul paesaggio e sulla città, come espressione della potenza della natura e della fragilità umana. 
Secondo la curatrice: “nell’immaginario artistico la bellezza conturbante del vulcano è considerata simbolo tragico della catastrofe, montagna di fuoco che distrugge, ma che diventa vitale e rigeneratore”.

Nella Certosa di San Martino, uno dei più mirabili esempi del Barocco napoletano dalle cui logge e terrazze si gode la vista del vulcano che domina il golfo e la città, la rassegna presenta circa 100 opere dal Cinquecento ad oggi, tra cui alcune delle più significative provenienti dalle raccolte del museo accanto ad altre di collezioni pubbliche e private.

“Assieme alle testimonianze delle eruzioni del 1631, del 1754 e del 1872, – ha continuato Anna Imponente – le opere contemporanee reinterpretano piuttosto un’ansia creativa e rigeneratrice che attraverso il tempo si traduce in prorompente vitalità. Lo sterminator Vesevo leopardiano (La ginestra, 3 - 1836) può infondere all’arte un flusso incomparabile di nuova energia, così come succede in natura per la fertilità della terra, alimentate entrambe da una forza cosmica in equilibrio tra distruzione e rigenerazione. Il titolo trae spunto da quello di una mostra di Stefano Di Stasio, Vesuvio quotidiano (San Gemini, 2016) e dal titolo del recente ritratto raccontato nel libro di Maria Pace Ottieri Vesuvio universale. I due termini contrapposti offrono l’idea dalla terribilità di una natura incombente e di una socialità che si sviluppa per esorcizzarne il pericolo”.

Si inizia con la Cartografia cinquecentesca di interesse naturalistico, fra cui la preziosa stampa di Athanasius Kircher, tratta da Mundus supterraneus (Amsterdam, 1665), che presenta la fantasiosa immagine di un Vesuvio in sezione.

Il percorso della mostra prosegue poi  con opere emblematiche come L’Eruzione del Vesuvio del 1631 di Domenico Gargiulo (detto Micco Spadaro) di recentissima acquisizione, e al tema della sacra protezione, invocata per la salvezza con il settecentesco busto reliquiario di Sant’Emidio, protettore dei terremoti e dei cataclismi (Cappella del Tesoro di San Gennaro), con la raffigurazione di Castel Sant’Elmo e della Certosa di San Martino, si affiancano alcune opere contemporanee.

In dialogo con le opere antiche saranno infatti  in mostra circa 50 opere moderne e contemporanee come: le terrecotte smaltate di Leoncillo Leonardi, della fine degli anni Cinquanta, in cui il gesto artistico impresso alla materia argillosa acquista una scabra plasticità informale; la combustione di Alberto Burri Tutto nero (1956) che rimanda alle fratture e alle bruciature della terra; il ritratto Vesuvius (1985) di Andy Warhol che ritrae il vulcano “più grande del mito, una cosa terribilmente reale”; il Senza titolo (1996) di Jannis Kounellis in ci l’elemento del carbone concretizza la naturalità della materia povera; il dipinto Odi navali (1997) di Anselm Kiefer, contaminato da piombo agglomerato e bruciature, raffigurazione epica della sofferenza umana.

Nel cortile di ingresso fanno da introduzione alla mostra le due sculture di Bizhan Bassiri (2006) meteoriti nel cortile, installazione completata da Evaporazione rossa (2013), una sorta di astro solenne che domina la navata della Chiesa monumentale.

L’esposizione è arricchita anche dalle foto di Antonio Biasiucci, maestro degli scatti sui vulcani attivi in Italia e del Vesuvio in particolare, di Giovanni De Angelis, che con Volcano rimanda al cratere come simbolo di improvvisi cambiamenti, di Maurizio Esposito, che documenta i roghi che nel 2017 hanno devastato il Parco nazionale del Vesuvio, e una “cartolina” di Riccarda Rodinò di Miglione, un gioco di riflessi nelle acque del Golfo e dalla installazione di art sound di Piero Mottola.

Lungo il percorso della mostra, in un piccolo ambiente, sarà proiettato il cortometraggio di Maya Schweizer, “Insolite” (2019), realizzato con il sostegno del Goethe Institute: una suggestiva sequenza di immagini del Vesuvio attuali in dialogo con quelle dell’ultima eruzione avvenuta nel 1944, senza alcun nesso narrativo, ma immaginifica ed emozionante.

Per il finissage, venerdì 27 settembre, sarà presentato il catalogo della mostra, edito da Arte-m, con testi di Anna Imponente, Bruno Corà, Fernanda Capobianco, Ileana Creazzo, Luisa Martorelli, Rita Pastorelli, Annalisa Porzio e contributi di Maria Pace Ottieri e Silvio Perrella
Nella stessa occasione saranno riaperti al pubblico i Sotterranei gotici, misterioso ventre della Certosa, che racconta la storia della sua fondazione, simbolico “cratere” del complesso certosino, da cui affiorano i capolavori che questo conserva. 
A conclusione della presentazione del catalogo sarà proiettato “Sul vulcano”, il film documentario di Gianfranco Pannone.


INFORMAZIONI
Certosa e Museo di San Martino – Largo San Martino 5, Napoli
accoglienza.sanmartino@beniculturali.it | +39 081 2294510-532-538
orari: 9.30-17.00. Chiuso mercoledì
biglietto: Intero € 6,00 – Riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente.

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