Il ruolo delle Nanoscienze nella lotta alla pandemia COVID-19


Uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Chimica dell'Università di Bari Aldo Moro diventa in pochi giorni il primo fra gli “highly accessed articles” della rivista Nanomaterials.

Dal 2004, un gruppo di chimici baresi attualmente coordinato dal prof. Nicola Cioffi sviluppa nanomateriali con proprietà antimicrobiche, detti anche nanoantimicrobici. Dall’esplosione dell’emergenza COVID-19, il gruppo si è orientato verso lo sviluppo di nanomateriali e rivestimenti antivirali e su questi temi ha da poco pubblicato sulla rivista Nanomaterials uno studio che è divenuto in poco tempo l’articolo più visualizzato della rivista.

La pubblicazione è reperibile all’indirizzo https://doi.org/10.3390/nano10040802; ed ha lo scopo di sottolineare il ruolo e le potenzialità che la Scienza dei Materiali e le Nanotecnologie possono svolgere nella lotta contro la pandemia COVID-19. In qualità di ricercatori che lavorano specificamente su superfici e nanomateriali, in questa pubblicazione gli autori sottolineano l'importanza delle soluzioni tecnologiche basate sui nanomateriali in diversi aspetti della lotta contro il virus SARS-CoV-2.

Come spiegato in un comunicato, in questo periodo, si stanno comprensibilmente impiegando notevoli risorse per lo sviluppo di un vaccino, oltre che per la diagnosi ed il trattamento dei pazienti infetti. L’utilizzo e la disponibilità di dispositivi di protezione individuale (DPI) risultano più problematici, sia per le diverse, talvolta contrastanti, opinioni circa la loro efficacia, sia, soprattutto, per l’oggettiva indisponibilità di stock sufficienti di DPI a livello mondiale.

Maggiori sforzi potrebbero essere dedicati a limitare la diffusione del virus nella popolazione e soprattutto negli ambienti nosocomiali attraverso lo sviluppo di DPI opportunamente potenziati con rivestimenti antivirali sinergici che ne estendano l’efficacia e la durata nel tempo. Nell’articolo barese vengono discusse alcune soluzioni tecnologiche che rispondono a queste esigenze.

Tessuti sinergicamente antivirali ed antibatterici, prodotti monouso in tessuto-non-tessuto, materiali da imballaggio, rivestimenti antivirali per superfici di interesse biomedicale, filtri per il condizionamento dell'aria, e DPI di rilevanza ospedaliera, sono solo alcuni dei prodotti che potrebbero essere modificati con agenti antivirali di nuova concezione.

Anche se la ricerca di base sui nanomateriali da utilizzare come agenti antibatterici o antivirali è molto vivace, la  commercializzazione di nuovi materiali funzionali sembra essere ancora limitata dal timore di un rischio nano-tossicologico, o da altri aspetti pratici molto significativi (rapporto costi/benefici per la produzione industriale, durata e deterioramento dei materiali, impatto ambientale, ecc.). Stiamo vivendo un periodo in cui diventa cruciale impegnarsi a facilitare il trasferimento del know-how tecnologico dalla ricerca alla produzione di manufatti industriali sicuri ed efficaci. Questa non è la prima né sarà l'ultima pandemia: la comunità scientifica delle nanotecnologie può offrire diverse soluzioni innovative per sfidare le emergenze sanitarie globali, sia in corso che future.

L’articolo barese non è certamente risolutivo, ma offre spunti utili su diverse questioni attualmente irrisolte, per le quali si sta intessendo un network inatteso e molto variegato di interazioni scientifiche internazionali che coinvolge la nostra Università.


Foto di RAEng_Publications da Pixabay 

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