La natura sociale dei concetti: i risultati del lavoro, promosso dal progetto europeo di scambi Traincrease



Per sopravvivere gli esseri umani hanno bisogno dei concetti. Essi servono a distinguere gli oggetti e le entità che incontrano e con le quali interagisceno. I concetti sono la “colla” che collega il passato, il presente e il futuro degli esseri umani. 

La scienza finora si è preoccupata soprattutto di studiare la creazione e la rappresentazione dei concetti e delle parole che li esprimono nel cervello, dando minor peso alla loro dimensione sociale.

Un nuovo numero speciale coordinato dal Dipartimento di Psicologia dinamica, clinica e salute della Sapienza propone di affrontare lo studio dei concetti attraverso una nuova lente, quella dell’interazione sociale. Tramite diversi studi teorici, sperimentali e computazionali, gli autori, che fanno parte del progetto europeo di scambi Traincrease, hanno evidenziato come l’interazione con le altre persone e l’interazione con noi stessi, ad esempio attraverso l’uso del linguaggio interno, influenzino i concetti e potenzino le nostre capacità cognitive.

Il lavoro si articola in due parti: la prima è dedicata all’influenza dell’interazione sociale sui concetti. Ad esempio, uno studio mostra che l’interazione sociale facilita l’accesso all’informazione quando le persone che interagiscono la pensano in modo simile (pensiero convergente) e promuove comportamenti di esplorazione quando le persone hanno opinioni differenti (pensiero divergente). In generale, i processi astrattivi sono facilitati se i gruppi sono composti da membri eterogenei e dissimili tra loro.

La seconda parte del lavoro si focalizza su come il linguaggio interno possa profondamente influenzare i nostri concetti, rappresentando un elemento fondamentale per la costruzione e la comprensione, in particolare di quelli astratti. Infatti questi ultimi, più complessi ed eterogenei dei concetti concreti, attivano maggiormente il linguaggio interno.

“Diversi tipi di linguaggio interno possono essere usati in fasi diverse dell’acquisizione e uso dei concetti astratti - spiega Anna Borghi della Sapienza - Supponiamo che ci venga detta una parola astratta, come “fantasia”: in una prima fase monitoriamo le nostre conoscenze e ne cerchiamo il significato nella memoria di lavoro; potremmo poi continuare la ricerca dialogando con noi stessi (linguaggio interno dialogico). Qualora questa ricerca non funzioni, ci rivolgiamo ad altri per avere informazioni”. 

In generale, questo nuovo modo di intendere i concetti, che li ancora all’interazione con noi stessi e con gli altri, ha molte implicazioni sia teoriche che pratiche. 

In ambito educativo può migliorare l’acquisizione dei concetti, in particolare di quelli astratti; in campo neuropsicologico aiuta ad affrontare il problema dei deficit concettuali che seguono a lesioni cerebrali, e sotto il profilo tecnologico, costituisce il presupposto per la creazione di sistemi artificiali in grado di riprodurre almeno in parte le più sofisticate capacità intellettive umane. 


Foto di Willi Heidelbach da Pixabay 

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