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| ph. Salvatore Laporta |
Intesa Sanpaolo apre al pubblico, presso le Gallerie d’Italia di Napoli, la mostra Donne nella Napoli spagnola. Un altro Seicento, un progetto espositivo ambizioso e innovativo che resterà visitabile dal 20 novembre 2025 al 22 marzo 2026, curato da Antonio Ernesto Denunzio, Raffaella Morselli, Giuseppe Porzio ed Eve Straussman-Pflanzer. L’iniziativa è realizzata con il patrocinio istituzionale dell’Ambasciata di Spagna in Italia, del Comune di Napoli e con la partecipazione dell’Università degli Studi “L’Orientale”.
L'esposizione è stata presentata oggi alla stampa nel corso di una conferenza alla quale ha partecipato, tra gli altri, l'ambasciatore del Regno di Spagna in Italia Miguel Ángel Fernández-Palacios Martínez.
“Le Gallerie d’Italia concludono la programmazione dell’anno con una preziosa esposizione - ha affermato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia nel corso dell'incontro -, un progetto di riscoperta di artiste e opere straordinarie, frutto di nuovi studi, supportato dai migliori curatori, accompagnato da ricerche negli archivi e da restauri, arricchito da prestiti eccezionali grazie al dialogo con importanti istituzioni del Paese e del mondo. Un altro Seicento è un’iniziativa di prestigio internazionale che prende avvio da un approfondimento su un capitolo significativo della storia artistica di Napoli, sottolineando ancora una volta il ruolo di riferimento delle Gallerie d’Italia nella promozione del patrimonio culturale italiano. Questa mostra, insieme al nostro meraviglioso Caravaggio e alle collezioni ospitate nel museo di via Toledo, credo sia un appuntamento imperdibile per quanti visiteranno Napoli durante le festività natalizie.”
Un Seicento al femminile: obiettivi e contesto storico
Con sessantanove opere — tra dipinti, disegni, manoscritti, sculture e manufatti — provenienti da musei di prim’ordine come il Prado di Madrid, le collezioni reali spagnole, la National Gallery di Washington e la Fundación Casa Ducal de Medinaceli di Siviglia, la mostra intende proporre un sguardo più ampio e articolato alla storia dell’arte napoletana del Seicento partendo da una prospettiva di genere. Non è un caso che l’esposizione arrivi dopo il successo della rassegna monografica su Artemisia Gentileschi ospitata proprio alle Gallerie d’Italia di Napoli nel 2022–2023, ma qui l’obiettivo è più ampio: offrire una visione complessiva del contributo femminile in un’epoca spesso narrata solo attraverso figure maschili.
Il Seicento napoletano fu profondamente segnato dalla dominazione spagnola: Napoli era al tempo uno snodo chiave del sistema imperiale spagnolo, un crocevia commerciale, culturale e politico. In questo contesto, le donne operarono non solo come muse, ma anche come artiste, collezioniste, intellettuali e performer, contribuendo in modo strutturale alla vita artistica della città.
Percorso espositivo e protagoniste
Il percorso della mostra si apre idealmente con due figure “forestiere”: Lavinia Fontana e Fede Galizia. Le loro opere, realizzate all’inizio del secolo per committenti napoletani, dialogano con le innovazioni caravaggesche: la presenza di queste pittrici sottolinea come Napoli fosse già, nei primi decenni del Seicento, inserita in reti collezionistiche e commerciali molto vaste.
Un momento centrale della narrazione storica è il soggiorno dell’infanta Maria d’Austria (sorella di Filippo IV e regina d’Ungheria), a Napoli tra agosto e dicembre 1630. Il suo arrivo rappresentò un evento politico e culturale di grande rilievo, che coinvolse le corti, i mecenati e naturalmente il mondo dell’arte. In mostra sono presenti il celebre ritratto dell’infanta realizzato da Diego Velázquez (Prado) e un potente dipinto di Jusepe de Ribera, raffigurante Maddalena Ventura, la cosiddetta “donna barbuta” (nella foto) — un prestito eccezionale della Fundación Casa Ducal de Medinaceli.
Nello stesso clima fervido si inserisce l’arrivo a Napoli di Artemisia Gentileschi, con dipinti mai esposti prima in Italia, provenienti da collezioni internazionali (Boston, Sarasota, Oslo), e il breve ma significativo passaggio in città di Giovanna Garzoni, altra figura di rilievo del Seicento.
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| Artemisia Gentileschi Santa Cecilia 1645-1650 circa, Sarasota (FL), Collection of The John and Mable Rinqlinq Museum of Art, the State Art Museum of Florida, Florida State University |
Un’altra sezione della mostra è dedicata alle “dive” del Seicento napoletano: Andreana (o Adriana) Basile, famosa cantante contesa tra le corti italiane, e Giulia di Caro, la cui vita segnò una straordinaria parabola di trasformazione, da meretrice a impresaria teatrale — un simbolo di emancipazione e riscatto femminile in un’epoca complessa.
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| ph. Salvatore Laporta |
Le arti applicate e personalità meno note
Accanto a figure celebri, la mostra valorizza anche artiste meno note ma altrettanto importanti: Teresa Del Po, pittrice, miniaturista e incisore in acquaforte, definita da Leone Pascoli come “diligentissima miniatrice e accuratissima intagliatrice”; e Caterina De Julianis, ceroplasta (scultrice in cera), presentata in dialogo con Luisa Roldán, scultrice barocca andalusa. Questo confronto mette in luce le connessioni mediterranee e lo scambio culturale fra Napoli e il mondo spagnolo.
Le opere di De Julianis – che lavorava artigianalmente in un ambito spesso sottovalutato – sono valorizzate non solo per la loro bellezza, ma anche per il loro ruolo nello sviluppo delle arti applicate, mentre il dialogo con la Roldán (nota artista della Spagna barocca) sottolinea l’importanza di una cultura condivisa e interconnessa.
Importanza curatorial-scientifica e ricerche
Il progetto espositivo poggia su un lavoro accademico rigoroso: nuove ricerche d’archivio, interventi di restauro, campagne fotografiche mirate e, non meno importante, un dialogo con istituzioni museali internazionali per ottenere prestiti eccezionali. L’intento è costruire un punto di partenza solido per futuri studi, in un campo (quello degli studi di genere applicati all’arte barocca) che, nonostante l’interesse crescente, resta ancora in gran parte frammentario.
Come ha sottolineato Raffaella Morselli, una delle curatrici: la mostra restituisce “uno sguardo nuovo sul Seicento napoletano, raccontando la storia attraverso le sue protagoniste femminili … un secolo «altro» perché attraversato dallo sguardo delle donne, un secolo in cui la creatività femminile non è eccezione, ma componente strutturale della cultura barocca.”
«Donne nella Napoli spagnola. Un altro Seicento» rappresenta non solo una mostra, ma un momento storico per la storiografia artistica. Restituisce il valore delle protagoniste femminili nel sistema artistico del Seicento napoletano, aprendo nuove piste di ricerca e valorizzazione. Per il pubblico, è un’occasione unica per vedere riemergere storie, volti e voci che hanno contribuito in modo decisivo, ma troppo spesso invisibile, alla grande stagione del Barocco a Napoli.
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