“Non è modello solo, ma quadro terminato.” Schizzi e bozzetti dei Musei Nazionali del Vomero alla Spezieria della Certosa di San Martino, 4 dicembre 2025 – 13 aprile 2026
La mostra segna un duplice traguardo: da una parte consolida un luogo espositivo storico, dall’altra rappresenta il primo progetto realmente condiviso tra i tre istituti riuniti sotto un’unica identità. L’esposizione valorizza in modo unitario le specificità e la complementarità dei diversi nuclei collezionistici e inaugura una nuova stagione di attività basate su una visione comune, destinata a orientare le future programmazioni del nuovo istituto.
Opere provenienti dalle collezioni permanenti e dai depositi di Castel Sant’Elmo, del Museo Duca di Martina nella Villa Floridiana e della Certosa di San Martino sono così presentate insieme, costruendo un linguaggio espositivo condiviso capace di restituire la ricchezza e la varietà delle tecniche artistiche sviluppate tra Seicento e Novecento.
L’intervento sulla Spezieria ha previsto l’aggiornamento dell’assetto espositivo, con un nuovo sistema di accrochage che rende lo spazio più funzionale e agile, pronto ad accogliere in modo sistematico le future iniziative temporanee. Questa operazione si inserisce nel più ampio percorso di rinnovamento avviato alla Certosa di San Martino, dove sono in corso interventi diversificati volti a migliorare la qualità dell’accoglienza e la fruibilità degli ambienti storici. A breve il programma si arricchirà con la nuova sezione dedicata all’Ottocento a Napoli, ampliando ulteriormente l’offerta culturale del sito. Il percorso espositivo riunisce una selezione di bozzetti, modelletti, schizzi, macchie e cartonetti, offrendo al pubblico l’occasione di osservare da vicino le fasi che precedono la realizzazione di un’opera compiuta. Studi preparatori eseguiti in pittura, terracotta o grafite, spesso dotati di sorprendente autonomia formale, rivelano un’immediatezza e una qualità inventiva che talvolta supera quella dell’opera definitiva.
L’importanza del momento creativo del bozzetto e del modello era già riconosciuta nel tardo Rinascimento. Ben manifesto a Giorgio Vasari (Vite 1568), che definiva il ‘furor dello artefice’ come perviene ‘all’abbozzo’, primo punto d’arrivo dell’opera che sarà da portare a finitura, da ‘condurre a perfezione’. È un tema che continua ad animare il dibattito teorico e la pratica degli artisti nei secoli successivi, come testimonia la celebre lettera che Sebastiano Ricci scrisse nel 1731 al conte Giacomo Tassis. In essa il pittore distingue il semplice modello dal bozzetto che è già opera conclusa: Sappia la Signoria Vostra Illustrissima che vi è differenza da un bozzetto, che porta il nome di modello, e quello che le perverrà. Perché questo non è modello solo, ma è quadro terminato […] sappia di più, che questo piccolo è l’originale e la tavola d’altare è la copia.
La citazione chiarisce come, ancora nel Settecento, il bozzetto fosse considerato dagli stessi artisti uno spazio autonomo di invenzione, capace di anticipare — e talvolta superare — la qualità dell’opera finita.
La Villa Floridiana conserva, fin dagli anni Settanta del Novecento, un nucleo particolarmente significativo di bozzetti seicenteschi e settecenteschi, provenienti dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e dalla Certosa di San Martino. Opere che documentano la vivacità della cultura figurativa napoletana tra Sei e Settecento e che, in questa occasione, tornano a dialogare tra loro in un contesto unitario. Tra i pezzi esposti spiccano i bozzetti di Francesco De Mura, parte del lascito al Pio Monte della Misericordia e acquisiti dallo Stato agli inizi del Novecento: piccoli dipinti in cui l’invenzione si manifesta con eleganza e immediatezza, spesso in modo più vibrante rispetto alle opere finite.
Questo primo nucleo si intreccia con quello della Certosa di San Martino, dove la tradizione plastica napoletana è rappresentata da bozzetti in terracotta di Andrea Vaccaro, Cosimo Fanzago e dalle Virtù di ambito napoletano del XVIII secolo, modelli che testimoniano la fitta trama di relazioni tra le diverse arti. Scultura e pittura, pur attraverso materiali e tecniche differenti, condividono soluzioni formali, pose e studi compositivi, offrendo un panorama ricco e stratificato del processo creativo.
La mostra restituisce così un percorso che non procede per compartimenti, ma costruisce un dialogo continuo tra i tre musei del Vomero, mettendone in luce le reciproche complementarità. Le opere si richiamano, si confrontano e si rispondono, componendo un racconto unitario sulle pratiche dell’invenzione artistica.
Il percorso si chiude idealmente con il contributo del Museo Novecento a Napoli di Castel Sant’Elmo, che offre una testimonianza profondamente diversa ma altrettanto rivelatrice dei processi creativi. I Disegni sotto le bombe di Emilio Notte, realizzati tra il 1941 e il 1944 in un rifugio antiaereo del rione Materdei, mostrano l’artista all’opera in condizioni estreme, restituendo non solo il valore storico dei fogli ma anche la loro intensa forza espressiva.

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